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Transito nello stretto di Messina

Posted on : 07-04-2013 | By : admin | In : Tradizionale

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a cura del Cap. L.C. Nicola SCIARRONE Comandante di Navi Traghetto FF/SS

L’attraversamento dello Stretto di Messina – per la sua configurazione geografica, per l’intenso traffico marittimo locale (navigazione trasversale nello stretto) svolto dalle navi traghetto delle Ferrovie dello Stato e dalle Società di navigazione private, per le forti correnti di marea (specie quelle sizigiali in occasione di novilunio o plenilunio e che si alternano ogni sei ore ed un quarto circa), per il transito di navi mercantili (navigazione longitudinale) ed, infine, per la presenza di numerose barche da pesca – presenta molte insidie per il navigante.

I pericoli aumentano considerevolmente in presenza di nebbia o foschia. Inconveniente che, per fortuna, si verifica pochi giorni all’anno e generalmente nei mesi di maggio e giugno.
Questo preambolo, certamente non incoraggiante, è necessario per suggerire una maggiore cautela nella condotta della navigazione durante il passaggio tra i due mari (Ionio e Tirreno) in ambo i sensi.
In considerazione della brevità del percorso (circa 16,5 miglia) e della limitatissima larghezza, che varia da 1,7 M tra Torre Cavallo (Calabria) e Punta Sottile (Sicilia) per aumentare a 2,5 M fra Punta S. Raineri e la costa calabra e, gradualmente, fino a 5,2 M tra Reggio Calabria e la costa sicula, la navigazione nello Stretto di Messina dovrà essere effettuata seguendo fedelmente (quanto più è possibile) la rotta precedentemente tracciata con controllo continuo del “punto nave” usando i metodi tradizionali più precisi. All’uopo giova anche possedere il cosiddetto occhio marino che consente di orientarsi rapidamente in assenza di uno schema di traffico standard (con due corsie di scorrimento, una zona centrale di separazione e altre due corsie per il traffico costiero).

Ai fini della condotta della navigazione risultano preziose le notizie che il Portolano fornisce ed i consigli di chi ha navigato a lungo nello Stretto di Messina.
Di notte l’ausilio del radar si rende indispensabile sia per il controllo della distanza tra le due sponde sia per l’individuazione dei natanti in transito.
L’avvistamento delle navi può agevolmente avvenire, ad occhio, malgrado le due sponde dello stretto siano bene illuminate, notando i fanali bianchi (ubicati sulla testa degli alberi) proiettati sulla costa ed in movimento (a differenza delle luci della sponda); da questi diventa facile localizzare i fanali di via rosso e/o verde non appena si entra nel campo di visibilità.
La navigazione dovrà avvenire mantenendosi più vicino alla sponda che sta alla propria dritta, quando ciò è possibile e non comporta pericoli.

All’altezza di Villa S. Giovanni occorre fare molta attenzione per la manovra di uscita ed entrata dei traghetti F.S. e privati; questo è il punto più pericoloso dello stretto per l’intenso traffico e per il naturale restringimento geografico del passaggio. Conviene, specialmente alle navi che attraversano lungo la rotta Sud-Nord, considerare la linea mediana come limite tra le due corsie naturali dello stretto. Proprio in questa fascia pericolosa dovrà avvenire necessariamente l’accostata per Nord Est, tenendo presente che sulla propria dritta potrebbero trovarsi le navi traghetto in uscita da Villa San Giovanni.
Considerando inoltre le difficoltà di manovra delle navi di grosso tonnellaggio e la necessità di avere sufficiente disponibilità di spazio per l’eventuale manovra di disimpegno rispetto alla facilità di quella dei traghetti, si rende urgente ed improrogabile una rigorosa regolamentazione del traffico navale al fine di evitare collisioni pericolose con conseguenti possibili disastri ecologici.

Altra norma o buona regola è quella di evitare il sorpasso, durante l’attraversamento dello stretto, in quanto, data la brevità del percorso, non comporterebbe alcun vantaggio ma, sicuramente, creerebbe forti rischi di collisioni.
Il pilotaggio è obbligatorio per:

  • Navi che superano le 6.000 tonn. stazza lorda (che trasportano carico pericoloso od inquinante);
  • Navi che superano le 15.000 tonn. stazza lorda (sia passeggeri che merci).

Solo le navi che superano le 50.000 tonn. stazza lorda che trasportano carico pericoloso od inquinante non possono attraversare lo stretto, a meno che non siano in zavorra.
Il pilota fa ascolto in VHF sul canale 12 ed il punto d’imbarco è a 1,5 M a sud di S. RAINERI ed a 2,5 M a nord di Capo Peloro.
È superfluo ricordare che, durante il transito dello stretto, la nave è in continua manovra con la presenza obbligatoria del Comandante sul ponte di Comando e macchine pronte ad ogni possibile uso.
Anche le navi traghetto fanno ascolto continuo, sul canale 16 (in VHF), per cui è facile contattare in caso di necessità.

Per quanto concerne la sicurezza della navigazione sullo stretto, il Collegio dei Capitani, circa 20 anni fa, presentò un progetto ufficiale in sede internazionale e nazionale per regolamentarne il traffico navale.
È possibile garantire le condizioni di sicurezza per la navigazione sullo stretto e la salvaguardia ecologica delle coste interessate creando un sistema di controllo del traffico basato su metodi e tecnologie computerizzate (similmente al traffico aereo), realizzando, pure, uno schema di separazione del traffico longitudinale che comporti la conciliabilità con il flusso trasversale.
In atto è, anche, in fase di progettazione, il sistema V.T.S. (Vessels Traffic System) che prevede la creazione di una o più stazioni radar ubicate sulle coste interessate. Queste stazioni, in armonia tra loro, impartiranno le corrette disposizioni per l’attraversamento; cioè dirigeranno il traffico navale.
Certamente la realizzazione della tanto sospirata ed attesa costruzione del ponte sospeso (a campata unica) apporterebbe, parimenti, un notevole miglioramento nel passaggio dello stretto, in quanto buona parte del traffico trasversale (traghetti) verrebbe eliminata.
Infine, nell’attesa che qualche progetto si realizzi, vorrei ricordare un vecchio e sempre valido motto: “Usare tutto quello che si ha, fare tutto quello che si può”.
Come narra Omero, difatti, anche Ulisse, nell’attraversare lo Stretto di Messina, riuscì a sottrarsi alle insidie di SCILLA e CARIDDI usando tutta l’accortezza ed i mezzi che aveva a disposizione.

…Così dunque scampammo alle scogliere
e a Scilla ed all’orribile Cariddi…

Messina, 30 Gennaio 1998

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