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Le stelle e l'amore

Posted on : 16-11-2009 | By : admin | In : Racconti di Mare

1

Comandante Cap. Sup. L. C.
Mario Devoto

Quel giorno nell' “Etang” nulla si muoveva, non l'aria, non le foglie delle canne e dell'altra vegetazione sparsa lungo le rive. Il cielo era sereno e azzurro e il sole scaldava piacevolmente la schiena dei marinai, intenti al lavoro di manutenzione degli accessori di coperta, accucciati e curvi su di essi.

Il secondo ufficiale stava in piedi nei dintorni e gettava lo sguardo qua e là, vigilando sul lavoro e sui marinai: era il turno pomeridiano della terza guardia, la sua.Oggetto sconosciuto

La nave era alla fonda nell’Etang de Berre, alle bocche del Rodano, vicino alla Camargue, in attesa di andare in banchina a scaricare il suo carico di crudeoil e aveva l’ancora di dritta a mare, data fondo alla corta. Per questo il giovane secondo era in coperta e non di guardia sul ponte: da lì seguiva il traffico lento delle piccole imbarcazioni che si muovevano nella rada e controllava a occhio la posizione di fonda della nave, che in assenza di vento e di corrente non si muoveva neppure e, tanto meno, alambardava. Sul fianco dritto, fra il cassero centrale e il cassero di poppa, lungo la murata, era stata messa in posizione una biscaglina a tarozzi, pesante e sicura, ben rizzata.

Stando in piedi sul ponte di coperta, occupato in quel lavoro non impegnativo, il giovane si annoiava per quell’attesa snervante di una qualsiasi altra attività, perché così é il marinaio, sempre in attesa ansiosa del prossimo impegno, il quel caso l'ormeggio in banchina e la discarica e poi la partenza e un nuovo viaggio e l'oceano e l'avventura e così via, senza mai star quieto un momento.

Ma nel bel mezzo di quel pomeriggio tranquillo e sonnolento, all'improvviso tutto cambia: al disopra del trincarino, inaspettatamente appare una figura femminile, che in un attimo e senza incertezze, scavalca la ringhiera di murata ed è in coperta: evidentemente era salita arrampicandosi su per la biscaglina e doveva essere arrivata sottobordo con una lancia dell'agenzia. Il lavoro in coperta si ferma subito e i marinai muti , stanno a guardare e attendono che succeda qualcosa, che qualcuno parli. Pure il secondo ufficiale resta per un attimo muto e immobile, guardandola negli occhi, come per guardarla nell'anima. Poi il giovane ufficiale si riscuote e le chiede <per cortesia, mi dice chi è lei ? >

<Sono la moglie del Direttore di macchina. Mi accompagni da mio marito>.

Lui adirato per i suoi modi spicci e scortesi, si rivolge al Nostromo e a un marinaio:

<Nostromo, vedete se la signora ha bagagli a bordo della lancia e assicuratevi che siano issati in coperta e tu accompagna la signora dal direttore di macchina, nella sua cabina.>.

Ciò detto si volta e si allontana da lei , sconvolto e arrabbiato perché non riesce a capire il motivo del proprio nervosismo.

La giovane donna é affascinante e giovane, più giovane del marito, che aveva una quarantina d'anni, mentre lei ne dimostrava meno di trenta. Aveva un bel viso, la carnagione sembrava di madreperla, gli occhi vivaci erano lo specchio dell'anima. Il suo naso era piccolo e la bocca bella aveva labbra di color rosso tenue. La figura e l'insieme delle fattezze erano armoniose, si da esprimere una dolcezza e una serenità incomparabili.

Egli si allontanò come per fuggire da lei e da quella confusione che era nata in lui per quella apparizione, come se non avesse mai visto una donna, lui marinaio, figuriamoci! Non era sposato, ma lui donne ne aveva già conosciute, in tutti i porti del mondo, donne, lui, figuriamoci!

La notizia dell'arrivo della signora a bordo era già volata ed arrivata nella salette , mentre la vita della nave era ripresa normalmente.

Il mattino successivo la nave ormeggiò in banchina e iniziò la discarica, dopo aver completato tutte le pratiche e i controlli e la misurazione del carico. La nave ferveva nuovamente di attività; tutti erano intenti alle loro mansioni, tutti avevano qualcosa da fare, tutti sapevano cosa fare.

La giovane donna quel giorno non si vide e il nostro ufficiale non la vide nemmeno a tavola, perché il Comandante e il Direttore mangiavano nel salone comando e gli altri ufficiali nella loro saletta, separatamente. Si videro di sfuggita alla fine della discarica, prima della partenza e si salutarono <buon giorno>, <buon giorno, finalmente si parte> .

La nave sarebbe partita per un round trip, con destinazione Monrovia, in Liberia, per caricare minerale di ferro per Philadelphia e quindi Tampa in Florida per fosfato destinato a Bandar Shapur, Iran, e da lì petrolio per gli USA, forse.

Si incontrarono dopo la manovra di disormeggio della nave, sul ponte lance, quando il secondo tornava sul ponte , per riferire al Comandante che tutto a poppa era stato sistemato in ordine e in assetto di navigazione. Lei era ferma a guardare la costa che si allontanava, lo vide e lo salutò. Lui rispose al saluto e si avvicinò, si appoggiò alla ringhiera del ponte e le disse: <il pilota è sbarcato, vede quella è la pilotina che lo riporta a terra . Questa che stiamo lasciando di poppa è la sea buoy, la boa che segnala l'ingresso del porto>.

<Non la vedo> . Lui continuò: <ma si, questa, la più vicina, vedi, vede?, la nave sta accostando>.  <Si, ora la vedo. Ma dammi pure del tu. Perché la nave sta accostando?>.

<Sul ponte hanno messo il punto nave sulla carta nautica e ora il Comandante porta la nave sulla rotta per Gibilterra. Forse rilevano Cap Creus, , quello dietro di noi a dritta. Domattina attraverseremo lo stretto>.

Lei sembrava molto interessata e lui era felice di poter parlare con lei, lui che temeva questo momento e di non saper cosa dirle. Invece le parole fluivano liberamente , quasi con naturalezza, al contrario della prima volta, quando lui era rimasto scosso e irritato. Poi lei gli chiese: <che guardia fai tu?>. Rispose:  <la terza guardia, la più pesante, da mezzogiorno alla 4 del pomeriggio e da mezzanotte alle 4 del mattino.

E' una guardia tranquilla, ma non si dorme molto>.

Lei gli augurò la buona guardia ed lui rispose: <ti ringrazio; vigilerò attentamente stanotte. Spero di poter ancora parlare con te, come oggi>.  <Certamente>, rispose lei, e si allontanarono felici.

Dopocena il secondo andò subito in cuccetta a dormire, era felice Lo chiamò la guardia, al quarto, ed era ancora sveglio. La guardia non fu lunga quella notte e passò presto: era desto e attento, ma il suo pensiero era sempre rivolto alla giovane donna. Si accorse di essersene invaghito e, tornato in cuccetta, alla fine della guardia, si addormentò placidamente, finché non lo svegliarono al quarto alle undici, per il pranzo.

Quel giorno i nostri due giovani poterono solo scambiarsi un saluto e un sorriso da lontano .

Il mattino del giorno del passaggio di Gibilterra, verso le 10, lui salì sul ponte di comando dove erano il Comandante e il terzo ufficiale. C'era anche lei sul ponte, per assistere all'attraversamento dello stretto; lui le si avvicinò e le disse:

<vuoi venire con me sulla prua a vedere i baffi che fa la nave e i delfini che ci accompagnano durante tutto il passaggio dello Stretto?>

<Si, certo>.

<Allora vieni, andiamo. Sai, tutte le volte che entriamo in Atlantico di giorno, io vado sempre sulla prua ad ingrazi armi il Grande Padre Oceano. Forza, corriamo>. E rivolto al Comandante, chiese: < Signor Comandante, posso accompagnare sulla prua la signora?> e ottenuto il consenso del Comandante, si avviarono da centro nave verso prua e lassù arrivati si affacciarono sul capodibanda e guardando da basso verso il tagliamare, che fendendo le acque alzava piccole onde, i baffi, nei quali i delfini si tuffavano, immergendosi e giocando, rovesciandosi sulla schiena e gareggiando in velocità con la nave. Venivano attorno alla nave a branchi e poi andavano, sostituiti nel loro gioco da altri. Il secondo li chiamava e loro

parevano capire e rispondere. Lei era muta e non riusciva nemmeno ad esprimere la sua gioia, tanto era felice e guardava ammutolita. Allora lui si alzò in piedi sul capodibanda, aveva sotto di se i delfini e le onde e le disse :

<ogni volta che rivedo questo spettacolo, esso mi affascina sempre, come la prima volta, sto impazzendo dalla felicità>

e lei di rimando: <scendi ti prego, mi spaventi>.

Lui proseguì il gioco, dicendole :  <ora mi getto in mare fra i delfini, nelle onde>. <Smettila ti prego, mi fai paura, scendi subito o grido>. Il gioco terminò e lei gli disse quanto fosse felice e poi lui teneramente le parlò, spiegandole che quello che avevano di fronte verso nord era la Rocca di Gibilterra, sulla punta della quale vi era il faro di Punta Europa.

Là, lungo la Rocça, scende a mare il muraglione che serve per la raccolta dell'acqua piovana. Sul monte alle sue spalle vi sono le bertucce di Gibilterra, le uniche scimmie che vivono in Europa. Poi c'è il faro di punta Carnero e oltre, verso ponente, si apre il porticciolo per i pescherecci di Algeciras, con la statua dorata della Madonnina in testa al pontile, ben visibile dal mare.

E continuò: <Se getti lo sguardo sull'altra sponda, verso l'Africa, vedi il Marocco, con Tangeri e il monte de "la Bella Dormiente", che pare il viso e il seno di una donna sdraiata lungo un prato in pendenza, vedi? Si? Sai, a proposito di delfini, il Dio Nettuno era trainato sull'acqua e sulle onde nel suo carro da delfini. Così è rappresentato nell'iconografia classica, e qui dove stiamo passando adesso, fu sepolto in mare con gli onori spettanti ad un valoroso, dai nemici inglesi che lo scopersero e che morì in azione, l'eroico incursore della Marina Militare Italiana Visentini, e laggiù sulla punta del Marocco vi è Cabo Espartel, dove le navi, provenienti dall'Oceano, atterrano>.

In quel momento lei parlò e gli disse: <sono estasiata e felice, starei per ore muta accanto a te, mentre mi parli. Mi hai fatto provare emozioni così forti oggi, che io stessa non pensavo di poter essere mai capace di provare. Ti ringrazio; ricorderò questo momento per tutta la vita. Sono sconvolta e felice>.  Ciò detto se ne fuggì.

Il nostro secondo era pure lui felice, ma comprendendo che in lui stava nascendo qualcosa di veramente grande, forse perfino l'amore, che lui ancora non aveva conosciuto, si chiese che cosa volesse da questa giovane donna e fin dove fosse lecito spingersi e che cosa dovesse fare.

Nello stretto, il traffico era stato intenso e ora la nave stava entrando in Atlantico.

In navigazione, il Comandante usava invitare alla propria tavola gli ufficiali, uno alla volta, e uno dei primi giorni dopo Gibilterra, fu il turno del secondo ufficiale di coperta: Si cenò alle sette. Il secondo si presentò con la divisa in ordine ed elegantemente vestito, come di prammatica. Non si presentò in anticipo, ma doverosamente subito dopo che gli altri suoi commensali si furono, da pochissimo, accomodati in salone.

Salutò dapprima la signora, quindi il Comandante e il Direttore e dopo essersi scambiati qualche convenevole , sedettero a tavola e la cena iniziò. La discussione fu piacevole e l'atmosfera cordiale. Il Comandante parlava principalmente con la signora e lei soprattutto con lui e con il secondo; di meno con il marito. Il secondo aveva 22 anni ed era alto ed elegante, un bel ragazzo. I due giovani furono felici quella sera.

Il viaggio continuò, si toccò Monrovia, si attraversò l'Atlantico arrivando nel porto di Philadelphia e si scaricò il minerale di ferro per la acciaieria, si pulirono le stive, vennero assolti tutti gli obblighi di legge previsti. Le condizioni meteorologiche durante la traversata furono ottime, con un leggero rollio, dovuto agli alisei, un vento costante di quelle latitudini. Quando era possibile si eseguivano manutenzioni e regolarmente ogni mese, in una qualsiasi domenica, in navigazione, si eseguivano le prescritte esercitazioni di sicurezza, alle quali dovevano partecipare tutti, passeggeri compresi. E fu specialmente durante queste che i due giovani avevano modo di vedersi e di parlare; ma le occasioni in cui potevano parlarsi erano purtroppo rare, qualche volta lei andava a trovarlo sul ponte durante la sua guardia pomeridiana e allora andavano a contemplare il mare e l'orizzonte sull'aletta del ponte di comando e chiacchieravano felici. Parlavano del mare, della solitudine, del Sole, delle stelle, della immensità del cielo, dei loro sogni e ognuno stava rapito ad ascoltare l'altra quando parlava e ne beveva le parole e si scambiavano sguardi e avrebbero voluto stringersi l'uno all'altra, ma non osarono mai farlo.

Il secondo ufficiale dedicò tutto il tempo delle giornate di quel periodo al proprio lavoro, con una perseveranza che non gli lasciava tempo di pensare ad altro. Si arrivò a Tampa, si caricò il fosfato, si ripartì, si lasciò il Golfo del Messico, si passò in vicinanza del Penedo de Sao Pedro y Paulo in Atlantico e si incontrarono le calme equatoriali, con il mare che pareva uno specchio; ma vi furono anche giornate di brevi intensi piovaschi, con burrasche di lampi e tuoni. Si doppiò il Capo di Buona Speranza. Si entrò nell'Oceano Indiano e il Primo Ufficiale ebbe bisogno di scambiare la guardia con gli altri due ufficiali, così che il secondo dovette rilevarlo nella Diana, dalle 4 alle 8 del mattino, e a lui sarebbe spettato adesso il compito di “prendere le stelle”, alle prime luci dell'alba, per avere un sicuro posizionamento in oceano, lontani da ogni costa, avvalendosi del metodo astronomico delle rette d'altezza.

Gli parve una ottima occasione per invitare lei a salire sul ponte, nella sua guardia poco dopo le quattro del mattino, a prendere le stelle, in uno dei giorni successivi. Fece in modo di vederla e le fece la proposta che lei entusiasta subito accettò. La notte delle stelle fu fissata per l'indomani l'altro.

Fino ad allora, dalla partenza da Marsiglia la nave aveva incontrato tempo accettabile e in quei giorni l'Oceano era tranquillo, con i Doldrums, “le bonacce equatoriali” , spesso rotte da burrasche, con piovaschi e lampi e tuoni, peraltro brevi ancorché intensi.

Il mattino del giorno fissato, alle quattro meno un quarto il secondo era sul ponte, si passò le consegne della guardia con il terzo e iniziò a pensare alle stelle. Mentre attendeva impaziente che lei salisse, uscì al buio sulle alette del ponte di comando e guardò il cielo, selezionando a vista le quattro stelle che avrebbe rilevato.

Era ancora notte, il ponte era completamente oscurato come di consueto, il timoniere era al timone e la vedetta sull'aletta. Solo in sala nautica una flebile luce era accesa, il cielo era chiaro e senza luna, sereno, le condizioni ideali per osservare; la bellezza della volta blu notte su quel mare, era tanto solenne da intimidire.

Mentre aspettava lei, l’ufficiale preparò il sestante, posandolo sul divanetto in sala nautica e aprì lo sportello dell' alloggio del cronometro di bordo e preparò aperto sul tavolo di carteggio il quaderno delle osservazioni.

Quando lei arrivò sul ponte, ancora insonnolita ma felice, c'era ancora tempo per le osservazioni e mentre attendevano il crepuscolo nautico mattutino, cioè il periodo propizio per le osservazioni stellari, lui chiese al marinaio di preparare dell'altro café e poi, dopo averle dato una sua giacca che lui teneva sul ponte pronta per ogni evenienza, la accompagnò fuori sull'aletta a mirare quello spettacolo meraviglioso che è la visione della volta celeste sull'oceano. Il colore del mare rifletteva quello del cielo ed era di un colore blu cobalto e l'acqua tagliata dalla prua della nave, rifletteva la luce delle stelle, così che era tutto uno spettacolo di una bellezza assurda e angosciosa, fino all' incredibile. La nave era buia, le luci dei fanali di allineamento e di via, sono visibili solo dalle altre navi, non da bordo, così che il buio totale rende ancor più misteriosa quella atmosfera, ma permette al marinaio di vedere e scrutare il mare. Lei, appoggiata al frangivento dell'aletta, era affascinata da tutto ciò che li circondava. E gli disse:

< tu sei fortunato, vivi in una favola. Mi piace questa vita, la tua vita di marinaio. Tutto stanotte è incantevole>. Il marinaio li avvisò che il café era pronto e loro rientrarono e ringraziando, ne bevvero una tazza ciascuno.

Poi lui le disse il nome di qualche stella, mostrandogliela con il dito e le spiegò che quella che lei aveva indicato, era Venere , lucentissima, ma un pianeta e non una stella, che al mattino assume il nome di Lucifero" apportatore di luce" e la sera di Vespero, il tramonto. E le spiegò:

<non è un tuo errore, perché Venere è chiamata erroneamente "la stella del mattino". E guarda invece le altre stelle: esse emanano una luce propria, che pare più intensa, quasi tremolante, mentre Venere emana una luce costante , tendente al giallo pallido. La differenza è dovuta al fatto che la luce stellare è energia pura, sono radiazioni cosmiche, raggi gamma, raggi X , onde radio, onde elettromagnetiche e una parte di questa energia è visibile, l'altra è per l'uomo oscura. Mentre la luce di Venere e degli altri pianeti è una luce

riflessa, é quella del Sole, che Venere, quasi fosse uno specchio, riflette. Ma guarda le stelle ora. Si sta avvicinando l'ora dell'osservazione, cioè della misura della loro altezza sull'orizzonte e che io poi trasformerò con formule della trigonometria sferica, con il calcolo, in elementi utili a darci la nostra esatta posizione. Ho soltanto il tempo di parlarti delle costellazioni>. E continuò:

<Quei gruppi di stelle, che vediamo adesso, raggruppate in costellazioni, hanno un nome proprio e un nome che ne indica l'appartenenza alla costellazione. Anche le costellazioni hanno un nome, come sai. Ma la loro posizione ci induce in errore, poiché essa è la rappresentazione della stella sulla volta celeste, come se le stelle fossero proiettate su di uno schermo. Ma esse sono a distanze diverse l'una dall'altra, sparse nello spazio cosmico. E ancora devo dirti che qualcuna delle stelle che tu adesso vedi, potrebbe non esistere più, ma la sua luce, la luce che emanò all'ultimo istante della sua vita, continua a viaggiare e colpisce la nostra retina così che possiamo ancora vederla oggi. E infine, ma non spaventarti, anche le stelle nascono e muoiono, proprio come noi umani>.

Lei ascoltava muta, come rapita, le spiegazioni che un esperto cacciatore di stelle, le stava dando con tanta competenza e amore per la materia.. Per lei, anche quello di stanotte era un altro aspetto di quel giovane, la cui personalità non cessava di sorprenderla. E nei momenti che trascorreva con lui, dimenticava ogni altra cosa, null’altro le interessava, se non ciò di cui lui le parlava e rimase, ancora una volta, silenziosa e affascinata>.

Lui allora la scosse, dicendole:

<Ora devi seguirmi e starmi sempre dietro, vicina;  in sala nautica andrà il marinaio di vedetta, chino sul cronometro, pronto, ad ogni mio segnale, a leggere l'ora di ciascuna osservazione e a segnarla sul registro : cerca di non far rumore quando correrai da una aletta all'altra, ché sveglieremmo il Comandante e domattina ci “arronzerebbe” tutti e due. Tu starai con me e osserverai le operazioni. Pronta? Cominciamo, seguimi>.

E uscirono sull'aletta di dritta. Il secondo puntò una stella, ne misurò l'altezza angolare sull'orizzonte e allorché fu pronto, disse a voce alta, per essere sentito dal marinaio al cronometro:

< Lesta? Stop.>

E poi andò in sala nautica, seguito da lei e disse:

< Fomalhaut 18°2'.7>.

Indi tornò sulla stessa aletta e ripeté la stessa procedura e poi sull'altra prendendo altre tre stelle. Il tutto si era svolto nel giro di due minuti. Gli altri astri osservati, erano Venere, Rigel, Capella e Regolo, oltre a Fomalhaut.

Poi lui iniziò il calcolo del punto nave, che in non più di quindici minuti fu terminato: un buon tempo. Poi la posizione fu riportata sulla carta nautica e il secondo corresse la rotta, ordinando al timoniere:

<Vai per 022 gradi>.

Quando fu nuovamente libero, le disse:

< Ti sei annoiata? Vieni ora ho tempo, se tu vuoi, di attendere con te che la prima luce del giorno squarci le fitte tenebre della notte e che Aurora "dita rosate" asperga il primo orizzonte con il suo tenue colore; sono le cinque e mezza e fra poco la nave si risveglierà e tutti avranno qualcosa da fare. E noi, finalmente, andremo a riposare. Ti ringrazio di avermi fatta tanta compagnia. Sono stato molto felice di averti con me, vicina.>.

Lei gli rispose:

<Ancora una volta sono io che debbo ringraziarti. Ho cercato di non far rumore e di non distrarti dai tuoi doveri. Ma ancora una volta ho vissuto momenti indimenticabili. Grazie>.

Uscirono sull'aletta e lui scoperse un lumicino all'orizzonte, una nave.

Le disse:

<Abbiamo un amico questa notte, l'hai visto?>.

<E' una nave? E dove va?>

<Verso il Capo> le rispose.

<Come fai a saperlo?>

<Indovino la sua rotta dai fanali di allineamento>.

<Sei molto bravo tu e ami molto il tuo mestiere>.

Si era fatta l'alba ed era ormai quasi giorno; lui nel salutarla, le disse:

<Spero di vederti sul ponte qualche altra volta, anche di giorno. Ti parlerò di stelle e di misteri, di navi e di marinai, delle loro storie e dei loro sogni, ti farò vedere carte nautiche e carte stellari. Ti dirò di quanto possa essere pauroso il mare e quanta paura si provi quando è infuriato>.

La accompagnò fino alla porta della sala nautica che dava sulle scale, la salutò e quando nessuno poteva vederli, l'accarezzò lievemente sulla guancia e le disse: < ciao, buon riposo>.

L'ambiente di bordo era tranquillo e sereno; il Comandante era soddisfatto dell'andamento del viaggio, della velocità della nave, del rispetto dei tempi e dei consumi di combustibile. E anche il Direttore di Macchina lo era.

I nostri due giovani si videro un po' più di sovente: lei andava a trovarlo sul ponte e in una di queste sue visite, lui si azzardò a chiederle se fosse felice di essere a bordo con il marito. Era la prima volta che glielo chiedeva. Lei rispose:

<Avrai già capito che il mio matrimonio non è felice: non amo mio marito. Però a bordo questa volta sto bene. Tu sei stato molto buono e disponibile verso di me: approfitto di questa occasione per scusarmi con te, per averti trattato scortesemente quel giorno che salii a bordo, a Marsiglia. Mi aspettavo di vedere marinai rudi e vecchi. Invece vidi te e rimasi incantata a guardarti, mi avevi sorpreso. Provai subito una forte simpatia> .

La nave arrivò a Bandar Shapur, scaricò il fosfato e preparò le stive per la caricazione di crudo. Si ripartiva dall'Iran, dopo due giorni di sosta, diretti a Mina al-Amadi, Saudi Arabia, porto di discarica New York, come previsto. Arrivati a Mina al- Amadi, dopo poche ore di navigazione, iniziò la caricazione, ci fu qualche cambio di personale e si ripartì.

Il tempo in navigazione passò bene o male, si prese un po' di mare sotto il Capo di Buona Speranza, si passò in vista di S.Elena a metà dell'Atlantico meridionale , si passò per Mona Passage nei Carabi e la nave incappò in una bassa pressione nell'Atlantico settentrionale.

Si arrivò a New York, si imbarcò il pilota ad Ambrose e si proseguì direttamente per la banchina.

Quella sera, prima di cena, lei andò nella sua cabina; la porta era aperta e lui stava seduto alla scrivania con delle carte. Si alzò, le andò incontro e lei gli disse:

<domani sbarco, tomo a casa>.

I due giovani stavano ora vicini, l'uno di fronte all'altra; lui le prese ambedue le mani e gliele strinse forte.

Lei allora continuò a parlare e disse: <quando ti incontrai, io andavo lungo il sentiero, tu venivi. Le nostre strade si incontrarono. Da quel giorno … >.

Non la lasciò continuare e le disse: < anch'io. Taci, non dire altro>.

Lei alzò il suo viso verso quello di lui e avvicinò la bocca alla sua. Il secondo la prese fra le braccia e la baciò appassionatamente, in un bacio disperato che pareva non dover mai finire e che li lasciò stremati. Lei ebbe ancora la forza di sussurrargli:

<Amore mio>.

Si sciolsero da quell’abbraccio, disperati.

Il giorno successivo lui fece in modo di trovarsi in banchina quando lei sbarcava, le si avvicinò, si baciarono sulle guance e lei. dandogli la mano, gli fece scivolare nel pugno un biglietto e gli disse:  <Ciao, telefonami>.

Lui fece un cenno di assenso con la testa.

Non le telefonò mai: fu una promessa da marinaio!

Qui termina il racconto e al lettore ho il dovere di dire che questo scritto non è frutto di pura fantasia, ma il racconto di un mio vecchio comandante: era lui il nostro secondo!

Mi confessò di aver deciso di non cercarla più e di non telefonarle , per non turbare la sua vita, per la qual decisione soffrì poi moltissimo.

Il suo ricordo lo accompagnò per tutta la vita e continuava ad amarla, anche al tempo in cui io lo conobbi, molti anni dopo i fatti narrati.

A te lettore spetta decidere se si trattasse del racconto di un fatto realmente accaduto o frutto di pura fantasia o di un sogno.

Avverto però il lettore che ai marinai piace raccontare fatti loro realmente accaduti o del tutto inventati.

Però badate, anch'io sono un marinaio.

Commenti (1)

Che racconto bellissimo! Grazie!

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