0
a cura del
Comandante Capitano Sup. lungo corso Mario GANDOLFI
Nella Marina mercantile questa figura professionale, adesso sorpassata, è stata per circa un secolo (1870-1970) il trait-d’union tra il proprietario-armatore e la sua nave.
Nella Marina mercantile velica colui che armava la nave, cioè la dotava di tutte le necessarie cose: vitto, attrezzature, strumenti e quant’altro necessario alla spedizione, ed arruolava l’equipaggio, era il capitano-comandante della stessa.
In moltissimi casi si occupava anche di reperire i passeggeri ed il carico per compiere la traversata. Le regole che si dovevano conoscere e rispettare erano poche ed “eterne”. Le Carte da presentare alle Autorità portuali e quelle attinenti alla merce trasportata erano pochissime. Il proprietario della nave, eventualmente con l’aiuto di un contabile, riusciva benissimo a gestire le sue navi in mare. Al tempo della vela i capitani rimanevano a bordo della nave una vita; sovente erano anche caratisti e/o parenti del proprietario. Gli equipaggi generalmente erano del borgo marinaro di provenienza del capitano o dei borghi vicini.
Questa situazione aziendale si modificò con l’avvento a bordo delle macchine motrici di propulsione. I capitali necessari all’impresa crebbero notevolmente, e necessariamente il proprietario-armatore divenne finanziere, allontanandosi dal contatto con le sue navi. A bordo s’installò una categoria, i macchinisti, che prima non esisteva. Aumentarono e si diversificarono le esigenze della nave e del suo armamento. Il comandante e gli equipaggi iniziarono ad essere regolarmente avvicendati.
Le “carte” crebbero a dismisura e le regole da conoscere e osservare divennero sempre più numerose. Infine, fattore molto importante, l’arrivo e la conseguente partenza della nave dal porto divennero cosa certa, ravvicinati nel tempo, programmabili; ciò influì radicalmente nella vita di bordo.
Nacque l’esigenza, per l’armatore, di dotare l’impresa di un uomo esperto, competente non solo nella condotta della nave, ma anche in tutte le attività terrestri attinenti alla nave e che essa genera. Necessitava che la persona fosse devota agli interessi della impresa marittima ed assolutamente di fiducia dell’armatore. La scelta di quest’uomo cadde, quasi esclusivamente, su un comandante di una sua nave che l’armatore riteneva idoneo alla bisogna; fu chiamato Comandante di armamento.
Egli si occupava di persona, se la società era piccola, o con l’aiuto di collaboratori se la società era grande, delle seguenti funzioni:
-seguiva l’operatività della nave, conoscendone sempre la posizione e conseguentemente il tipo di attività che in quel momento stava svolgendo.
-nell’800 discuteva col comandante; nel ‘900 con l’Autorità marittima, in ultimo anche con i sindacati dei lavoratori, l’organizzazione del lavoro a bordo formando le tabelle di armamento,
-provvedeva alla selezione del personale.
-controllava, attraverso frequenti visite a bordo e/o i rapporti di viaggio, le rotte seguite dalle navi, i tempi incontrati, i porti visitati, i tempi nei porti, le avarie, gli incidenti, la manutenzione a bordo, le necessità future come provviste, pezzi di rispetto ecc.
-programmava la manutenzione, la fornitura delle provviste e dei pezzi di rispetto.
-curava, per quanto possibile, la formazione del personale.
-sopraintendeva a tutte le operazioni necessarie, inclusi i rapporti con i periti delle Assicurazioni e P&I in caso di avarie e/o incidenti.
-eseguiva perizie di navi (per esempio in caso di compra-vendita).
-veniva sempre ascoltato in caso di decisioni di compra-vendita e di demolizione di navi.
-cooperava con gli ispettori degli Istituti di classifica.
-supervisionava piani di carico e operazioni di caricazione-discarica specialmente se particolari.
-visionava i contratti di noleggio per la parte di sua competenza (tipo di viaggi, volume di stiva, tipo di carico, particolarità di porti, controstallie…
-studiava e faceva applicare sulle navi della flotta tutte le nuove leggi e regolamenti.
-teoricamente avrebbe dovuto conoscere le leggi e regole vigenti in tutti i porti del mondo per informare tempestivamente i comandi dando le istruzioni di comportamento.
Sino agli anni ’20 del secolo scorso il capitano di armamento è stato una figura centrale dell’impresa marittima.
A cominciare da quegli anni il progresso e la complessità della navi, la velocità sicura che permetteva di fare la traversata da Genova a Buenos Ayres in soli 23 giorni, le macchine sempre più complesse, l’elettricità a bordo, la radiotelegrafia, la possibilità di scambio di notizie tra continenti praticamente immediata, la creazione di flotte sempre più numerose e diversificate, hanno indotto le Società Armatrici a specializzare le funzioni assolte sino allora dal Capitano d’Armamento.
Adesso le moderne società si sono dotate di:
dipartimento personale navigante che copre anche le varie specializzazioni, cosi, ecc.
dipartimento per le riparazioni e manutenzione,
dipartimento per le nuove costruzioni.
dipartimento per le avarie e/o incidenti,
dipartimento per le provviste e per i pezzi di rispetto, ecc, ecc.
La figura di un unico responsabile è adesso scomparsa dagli uffici delle Società di navigazione che sono ormai diventate imprese modernamente attrezzate.