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Intervista di “Vita e Mare”

Posted on : 16-09-2012 | By : admin | In : Moderna

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APPROFONDIMENTI E INTEGRAZIONI AL CAPITOLO XI

PIANIFICAZIONE ED ESPERIENZE DEI COMANDANTI

8. INTERVISTA di “VITA e MARE” (Organo del Collegio Capitani).

con il Comandante C.L.C. della nave “Stella Deneb” in Australia

Laura Pinasco.

Al comando della Stella Deneb appartenente alla Siba Ship c’è una donna. È Laura Pinasco, ha compiuto trent’anni e l’armatore le ha dato fiducia: comanda una nave porta-bestiame, la più grande di tutti i mari. Laura Pinasco ha iniziato a navigare nel 1997. Assunse il comando la Ia volta nel 2003.

In un ambiente quasi tutto maschile, come quello marittimo, ha incontrato qualche difficoltà nel fare carriera?

Non credo che le donne abbiano vita facile in ambienti di lavoro; ho avuto parecchie difficoltà. Nel 1997 quando ho fatto il primo imbarco sentivo ripetere sempre la stessa frase: “in Italia non siamo ancora pronti per avere le donne a bordo”; dopo 10 anni ancora la sento. Al termine del mio primo imbarco, non mi è stato compilato l’estratto di navigazione fuori dagli Stretti con la scusa che a me non mi sarebbe mai servito!
Ci sono anche compagnie ed armatori illuminati, come la Siba, che invece hanno coraggio di scommettere sulle donne. Io, per fortuna, non sono né il primo né l’unico comandante donna in Italia.

Perché ha scelto questo mestiere?

Nelle scuole medie, a Lavagna (GE), dove studiavo, era venuto a parlare un prof. di Navigazione del Nautico. Mi colpì talmente che, nonostante non avessi alcuna tradizione marinara in famiglia, decisi d’iscrivermi. Partecipai al corso post-diploma e salii a bordo la prima volta. Da quel momento, nonostante le difficoltà iniziali e la mancanza d’imbarchi, niente mi ha più fermato. Ricordo ancora l’emozione del primo imbarco, quando lasciammo la diga foranea di Genova. A volte, forse, potrò sembrare esagerata, mi sembra di aver provato un vero amore per questo stile di vita; niente avrebbe potuto fermarmi. Poi negli anni, è anche fisiologico, gli amori si trasformano.

Ha scelto Lei di comandare una nave porta-bestiame, o è stato un caso?

Il comando viene designato dall’armatore. Sono entrata in Siba nel 2006 dopo aver trascorso quasi tutta la mia vita lavorativa sulle LPG di cui gli ultimi tre da Primo Ufficiale. Ho colto volentieri questa opportunità perché avevo voglia di cambiare. All’inizio è stato difficile. La “Stella Deneb” è grande; ha 36000 metri quadrati a disposizione del carico, impianti nuovi per me, problemi di stabilità e pescaggio da risolvere…

Che differenza c’è, nella gestione nave, tra una mercantile classica ed una porta-bestiame?

Su questa nave ci sono 89 membri di equipaggio, gli stockman australiani ed 1 veterinario. Durante il loaded-passage arriviamo quasi a 100. Come in ogni nave ci sono i turni di guardia, la sicurezza da seguire, i certificati da rinnovare, la manutenzione ecc. L’organizzazione di bordo viene elaborata in funzione degli animali e del loro benessere.

Sulla “Stella Deneb” sono imbarcati 49 giovanotti di coperta, o/s, dediti alla cura degli animali, 1 nostromo che è un personaggio chiave in quanto organizza i lavori e riferisce al Primo Ufficiale, 4 marinai per la navigazione e la manutenzione. Ci si sveglia tutti presto per il primo feeding; i giornalieri iniziano alle 6 del mattino; l’intera giornata è dedicata alla pulizia ed all’approvvigionamento del bestiame, che siano pecore, mucche, bufali o cammelli. Di notte si organizzano le ronde nelle stalle. Gli stockman ed il veterinario curano la salute degli animali e cooperano con l’equipaggio in tutte le mansioni. Gestire 90-95 persone appartenenti a cinque nazionalità e di quattro religioni differenti, può sollevare problemi, ma non è impossibile. Si può lavorare in armonia, come quasi sempre succede; e poi, per fortuna, il lavoro è molto, anche per i cuochi che hanno il loro daffare per accontentare tutti.

La formazione in Italia l’ha aiutata rispetto ai suoi colleghi stranieri?

L’Italia ha una grande tradizione marinara, e questo deve essere riconosciuto. La ricchezza dei libri a nostra disposizione, il numero e la distribuzione degli Istituti Nautici ne sono una prova. Tuttavia la tradizione si va piano piano perdendo o forse trasformando. Si naviga con persone di altre nazionalità, si confrontano esperienze e modi di lavorare e di apprendere che sono altrettanto validi. In molte altre nazioni la scuola nautica è un college o un’accademia statale; alla fine del corso triennale viene rilasciata una vera laurea. Gli allievi hanno già 22-23 anni, sono preparati e soprattutto sono molto più disciplinati degli italiani.

Consiglierebbe ad altre ragazze questo mestiere?

Non lo farei a cuor leggero. Non sono pentita; ho avuto una vera folgorazione per questo lavoro e ho avuto le mie soddisfazioni.

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